Ma lui è il mare #duecentocinquantanove #sedicisettembre


Tutto cambia senza chiedere il permesso. Anche il mare, ma lui è il mare. Ci ho pensato spesso quest'estate, nei pochi giorni passati a Livorno, nelle ore infinite con il sale addosso e gli scogli sotto alle mani o la sabbia fra le dita, accanto a persone che amo, palpando la malinconia per chi non c'è, ascoltando i ricordi, ripetendo a memoria i sogni, quelli da fare e quelli da mettere via. Ci ho pensato tanto, a come le cose ti cambiano davanti alla faccia e delle volte non capisci nemmeno quale sia stato il frangente o il frammento o l'anfratto che ha aperto le dighe del caos o ha fatto scattare la molla che ha fermato tutto. Perché le cose cambiano anche fermandosi, smettendo di mangiarsi il tempo, rotolando su se stesse sino a perdere i contorni, un po' come quando giri giri giri sulla giostrina al parco e quando scendi cadi perché attorno tutto gira e tu no. O magari te correvi e nemmeno ti sei accorta che si fermava tutto e quindi a un certo punto cadi perché quando te ne accorgi non riconosci più il panorama, ti spaventi e ti viene da chiederti in che cartolina ti hanno sbattuto, dove diavolo te ne stavi andando tutta tronfia, col tuo bagaglio a mano riempito fino all'orlo di quelle quattro certezze rese giganti dalle aspettative, vestita ammodino e con il fiato grosso delle grandi occasioni. E succede che devi per forza alzarti, spolverarti la sottana, capire dove ti sei cacciata, dare un bacio al tramonto e ripartire. Perché te sei te solo andando avanti. Sei te anche in gabbia, ma se dalle sbarre puoi guardare fuori e c'è una finestra, non un muro, una finestra che lasci immaginare il panorama, che contornando un dettaglio scontorni le energie, le anime, i sensi.
Tutto cambia senza chiedere il permesso e va anche bene così, spesso. Perché è così che poi capitano le sorprese, quelle cose minuscole che altrimenti se ne restavano nel loro buco tanto tu non ci avresti fatto caso. Così invece magari ci fai caso. Così come fai caso alle cose minuscole che hai lasciato scappare via perché la pelle, esposta, mostra i buchi e allora ti viene voglia di prendertene cura. Cosa ficcare nei buchi non è affare semplice, ma cosa lo è? La vita, lei lo è. Questo l'ho imparato. Nel bene e nel male, nell'orrore e nella meraviglia, lei è semplice. Siamo noi ad essere complicati, contorti, bugiardi, superficiali, egoisti, fragilissimi e convinti del contrario.
Delle volte basta una cesta dei panni a dirsi cose che le parole non sono capaci di dire. O una colazione da portare a letto che non la porti più. O quella mezz'ora in meno dedicata a un qualche noi, a un qualche tuttavia. 
Delle volte basta niente, un niente, e tutto è un'altra cosa. E anche dirselo serve a poco. Servirebbe imparare dal mare, che lui è il mare,.Cosa vuole dire esattamente non saprei, ma mi piaceva dirlo. E ciao.



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